(Pubblicato da La Stampa Web) Il pane ci sarebbe, mancano i denti. L’Europa stanzia i fondi, l’Italia non li spende: i ritardi sono biblici al Sud, ma neppure il Nord sembra efficiente come vorrebbe la sua fama. L’ultima fotografia della situazione sul programma 2007-2013 è aggiornata al dicembre 2010. L’ha scattata la Ragioneria Generale dello Stato. Riceviamo da Bruxelles due tipi di fondi.
Ci sono quelli dell’Obiettivo convergenza (nel senso che i fondi dovrebbero portarle a convergere verso la ricchezza media dell’Europa), destinati alle cinque regioni economicamente più in affanno: Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. In queste cinque regioni la percentuale di spesa si ferma al 9,59%.
Poi ci sono i fondi dell’Obiettivo competitività regionale e occupazioni, destinati allo sviluppo di tutte le regioni europee (comprendono tutte le altre), che si fermano invece al 18,8%. E la spesa resta al palo anche se si prendono in considerazione le somme impegnate (quelle cioé cui già corrispondono appalti, contratti o comunque impegni giuridicamente rilevanti, come si dice nel gergo della burocrazia). Le cinque regioni del Sud hanno impegnato il 18,81% delle risorse assegnate, le altre arrivano al 33%, un terzo del totale. L’unica nota positiva, segnala la Ragioneria, è l’accelerata: rispetto alla rilevazione dell’anno precedente, la capacità di spesa cresciuta nelle prime dell’1,8% e del 2% nelle seconde.
I numeri assoluti fanno impressione. Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia avrebbero a disposizione 43 miliardi e ne hanno spesi poco più di quattro. Le altre regioni ne hanno spesi quasi tre a fronte di una disponibilità di circa 15 miliardi. L’accelerata imposta da ottobre 2010 in poi s’è fatta sentire: in quattro mesi le regioni del Sud sono riusciti a spendere 800 milioni, le altre circa 480.
Merito, probabilmente, del dibattito sulla riattribuzione dei fondi: come se si fosse scatenata la paura che lo Stato dirottasse altrove quel denaro (ciò che naturalmente non si può fare).
E quella paura deve essersi scatenata soprattutto nelle regioni del Sud, visto che la Ragioneria sottolinea che è in queste che si è registrata l’impennata più significativa.
Scendendo nel dettaglio delle regioni, la maglia nera va alla Campania: su un contributo totale di un miliardo e 118 milioni ne ha pagati appena 26 (2,27%) e impegnati 74 (6,8%). Andamento lentissimo anche per la Sicilia: con una spesa pari al 3,7% e impegni per il 2,3. Su due miliardi di contributi sono stati usati meno di 130 milioni. Numeri che, dice la Ragioneria, mettono in evidenza «gravi difficoltà amministrative». La dinamica della spesa è rimasta fiacca per tutto il 2010, registrando un timido miglioramento sul finire dell’anno.
Al capo opposto della classifica le autonomie: la provincia di Trento e Bolzano e la Valle d’Aosta. La prima ha speso il 23% e impegnato il 59%, la seconda ha speso il 17 e impegnato il 35%, la Valle d’Aosta ha impegnato il 37% e speso il 28, primo posto assoluto.
In Europa il caso Italia non è passato inosservato. Nello scorso aprile ha inviato il commissario per le politiche regionali Johannes Hahn in tournée tra Sicilia, Puglia e Campania. «I fondi comunitari vanno spesi nei tempi stabiliti seguendo una strategia e non messi da parte pensando di poterli spendere tutti insieme, altrimenti si perdono», ha spiegato Hahn.
Le tre regioni, da sole, rischiano di perdere 2 miliardi entro quest’anno, aveva chiosato il ministro dei rapporti regionali Raffaele Fitto, che accompagnava Hahn. Il tutto si è concluso con una serie di promesse e di impegni reicproci. Poi poco s’è mosso fino alla strigliata tremontiana di ieri: l’Italia aspetta che le crescano i denti.
Avvocato del Foro di Salerno. Founder Studio Legale Greco – diritto civile e tributario. CEO & Founder del portale Campania Europa.