Gli strascichi del decreto sviluppo (decreto legge 70/2011 convertito in legge 106/2011) e del decreto sviluppo bis (decreto legge 83/2012) ancora ci stanno accompagnando in questa calda estate.
Ieri vi illustravo le modifiche previste per i meccanismi di concessione delle garanzie di cui al Fondo centralizzato di Garanzia per le PMI.
Il Sole 24 ore di oggi annuncia, nell’articolo a firma di Carmine Fotina, l’essere in possesso di una bozza per un nuovo piano crescita. Il governo starebbe concentrando l’attenzione su Agenda digitale, start up, attrazione degli investimenti esteri, semplificazioni per le imprese, interventi specifici per le Pmi, recepimento della direttiva sui ritardi di pagamento.
Ecco le principali novità per le start-up e le Pmi.
iSrl, nuovo modello di società di capitali innovativa e spazio al crowdfunding per le start-up
La bozza del provvedimento, secondo il Sole 24 Ore, prevede la nascita della iSrl, dove la “i” sta per innovazione.
Si tratterà di una società semplificata, con uno statuto standard (al pari delle Srl Semplificate) e costituirsi interamente online con una comunicazione alla Camera di Commercio competente. Una serie di benefici nei primi 48 mesi di vita, tra i quali:
- sospensione degli obblighi di ricapitalizzazione;
- possibili esenzioni dal divieto di offerta al pubblico di quote di srl start up;
- accesso alle categorie di azioni previste dagli articoli 2348 e 2351 del codice civile.
Il pacchetto include anche il contratto tipico per lavorare in start up con uno sgravio totale Irap, le start up stock options (remunerazioni con quote della società), work for equity (remunerazione dei servizi forniti da un libero professionista con quote della società invece che con il pagamento di una fattura).
Verrebbero poi introdotte agevolazioni per le persone fisiche che investono in start up anche mediante il meccanismo statunitense del crowdfunding (raccolta del capitale diffuso).
Catasto delle reti
Il catasto delle reti consentirà la realizzazione di nuove infrastrutture partendo da quelle esistenti. Lo strumento dovrà stimolare l’accorciamento dei tempi di progettazione e autorizzazione degli enti mediante un’unica piattaforma software.
Incentivi all’e-commerce
Le imprese pubbliche dovranno prevedere modalità di pagamento elettronico per i servizi erogati.
Priorità ai programmi di internazionalizzazione anche mediante e-commerce ed agevolazioni alle imprese per il primo accesso all’e-commerce.
L’infografica pubblicata sul Sole 24 Ore ci aiuta ad avere un quadro più chiaro delle possibili misure che il governo starebbe per mettere in campo.
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Avvocato del Foro di Salerno. Founder Studio Legale Greco – diritto civile e tributario. CEO & Founder del portale Campania Europa.
Sicuramente un passo avanti rispetto al passato. Il concetto delle startup in America esiste dagli anni 80, per non parlare del meccanismo per valorizzarle. In Italia se ne parla da tre anni al massimo. Comunque, scelte giuste ma è troppo poco. Copiare il modello americano ci sta, il problema , però, non è la forma (società responsabilità limitata, semplice o quello che è…) il problema è che in Italia non c’è attrattività di capitali. Se domani faccio una startup innovativa al 90% non riceverò neanche un soldo ed io, giovane, come posso valorizzare quella idea? In America le Venture Capital sono una realtà, gente come Jobs e Zuckeberg non erano nessuno senza i capitali (e lo hanno confermato stesso loro). Il problema quindi è di risorse finanziare, poi vengono i problemi burocratici o le forme. Altra cosa importante, secondo il mio punto di vista, è il contesto. In America c’è la silicon valley, in Italia quel poco che abbiamo non lo sfruttiamo. Eravamo i numeri 1 nel tessile. Ora, perché si deve per forza puntare alla tecnologia? Quando si parla di startup si pensa sempre a quel modello ma, secondo me, dovremmo sfruttare cio che sappiamo fare (conoscenze e competenze). Se i cervelli migliori scappano c’è un perché… È il contesto e solo una programmazione a medio lungo termine con impegni seri può far prendere coscienza della situazione.
Interessante riflessione la tua Johnny.
Condivido tutta la prima parte aggiungendo che il fenomeno start-up, per come sta venendo a galla nel nostro Paese, mi dà più l’impressione di essere più una tendenza del momento che una realtà importata dagli States per creare opportunità di sviluppo e crescita.
Con questo non sto dicendo che gli start-upper siano una manica di sognatori, megalomani seguaci di tendenze destinate a spegnersi. Ma il gran rumore che si sta facendo e l’attenzione che si è concentrata su questo fenomeno non corrisponde con una propensione delle amministrazioni ad incentivare le neonate imprese dal punto di vista fiscale e burocratico, nè una propensione reale di aspiranti imprenditori al rischio d’impresa che di questi tempi le dinamiche del mercato ha portato a livelli estremi! E come dargli torto? Insomma, piedi di piombo sempre!
Da qui per arrivare alla seconda parte della tua riflessione: quando ci toglieremo dalla testa che start-up non è necessariamente sinonimo di tecnologie informatiche sui passi di Steve Jobs e Mark Zuckemberg? Il nostro Paese, lo sentiamo ribadire e lo ripetiamo ogni giorno, è una miniera di risorse, saperi, tradizioni. Lo start-upping potrebbe (o dovrebbe?) rappresentare la chiave di volta, in ottica innovativa e di ricerca, per rilanciare interi settori. Tu facevi riferimento al tessile. Io aggiungerei servizi per il turismo, gastronomia, beni culturali ed ambientali, cultura in genere. Settori come gli ultimi citati spesso sono erroneamente accostati a saperi scolastici e, invece, altri Paesi europei con meno dotazione in questi campi hanno insegnato che fare impresa e, in molti casi, arricchirsi con la cultura è possibile!